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Fammi un ritratto del sole
Così che io possa appenderlo in camera mia
E possa fingere di scaldarmi
Mentre gli altri lo chiamano " Giorno"!
Disegnami un pettirosso su un ramo
Così che io possa ascoltarlo mentre dormo
E quando cesserà il campo nei campi
Anch’io deporrò la mia illusione.
Dimmi se e’ vero che fa caldo a mezzogiorno
Se sono i ranuncoli quelli che volano
O le farfalle quelle che fioriscono.
Poi, manda via il gelo dai prati
E scaccia la ruggine dagli alberi
Dammi l’illusione che ruggine e gelo
Non debbano più tornare!
Emily Dickinson






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venerdì 8 aprile 2011 - ore 00:28



(categoria: " Vita Quotidiana ")


Siamo tutti immersi nel fango....
ma alcuni guardano le stelle.

Oscar Wilde, Il ventaglio di lady Windermere

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martedì 15 febbraio 2011 - ore 17:56


I Pagliacci
(categoria: " Vita Quotidiana ")






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lunedì 14 febbraio 2011 - ore 15:26



(categoria: " Vita Quotidiana ")






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sabato 12 febbraio 2011 - ore 23:43



(categoria: " Musica e Canzoni ")






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sabato 12 febbraio 2011 - ore 19:15


Non è l’amore che va via
(categoria: " Vita Quotidiana ")



Vai vai
tanto non è l’amore che va via
Vai vai
l’amore resta sveglio
anche se è tardi e piove
ma vai tu vai
rimangono candele e vino e lampi
sulla strada per Destino

Vai vai
conosco queste sere senza te
lo so, lo sai
il silenzio fa il rumore
de tuoi passi andati
ma vai, tu vai
conosco le mie lettere d’amore
e il gusto amaro del mattino

Ma
non è l’amore che va via
il tempo sì
ci ruba e poi ci asciuga il cuor
sorridimi ancor
non ho più niente da aspettar
soltanto il petto da uccello di te...
soltanto un sonno di quiete domani...

Ma vai, tu vai
conosco le mie lettere d’amore
e il gusto amaro del mattino

lo so lo sai
immaginare come un cieco
e poi inciampare
in due parole
a che serve poi parlare
per spiegare e intanto, intanto noi
corriamo sopra un filo, una stagione,
un’inquietudine sottile.

Ma,
non è l’amore che va via
il tempo sì,
ci ruba e poi ci asciuga il cuor
sorridimi ancor
non ho più niente da aspettar
soltanto il petto da uccello di te...
soltanto un sonno di quiete domani...

Vinicio Capossela



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martedì 8 febbraio 2011 - ore 00:40



(categoria: " Poesia ")


Tanti dicono di notte buonanotte:

io dico buonanotte quando è giorno.

Mi dice arrivederci chi va via.

Rispondo ancora buonanotte, io.

Perchè il distacco, quello si è la notte,

e la presenza, nient’altro che l’alba:

quel colore di porpora nel cielo

che si chiama mattino.

Emily Dickinson

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venerdì 4 febbraio 2011 - ore 15:45



(categoria: " Poesia ")


Se la mia poesia mi abbandonasse
come polvere o vento,
se io non potessi più cantare,
come polvere o vento,
io cadrei a terra sconfitta
trafitta forse come la farfalla
e in cerca della polvere d’oro
morirei sopra una lampadina accesa,
se la mia poesia non fosse come una gruccia
che tiene su uno scheletro tremante,
cadrei a terra come un cadavere
che l’amore ha sconfitto.

Alda Merini

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lunedì 31 gennaio 2011 - ore 23:25


Da "Un chimico"
(categoria: " Vita Quotidiana ")



"Primavera non bussa lei entra sicura
come il fumo lei penetra in ogni fessura
ha le labbra di carne i capelli di grano
che paura, che voglia che ti prenda per mano.
Che paura, che voglia che ti porti lontano"

Fabrizio De Andrè



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domenica 30 gennaio 2011 - ore 21:25



(categoria: " Vita Quotidiana ")




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sabato 29 gennaio 2011 - ore 16:32


L’Abbraccio
(categoria: " Vita Quotidiana ")


«Sei dolcissimo», disse la mamma a Ben mentre facevano una passeggiata nei campi verso sera, «sei dolcissimo e tanto carino, non c’è nessuno al mondo come te!»
«Davvero non c’è nessuno al mondo come me?», domandò Ben.
«Certo che no», rispose la mamma, «sei unico!».
Continuarono a camminare lentamente. Sopra le loro teste un grosso stormo di cicogne volava verso paesi lontani.
«Ma perché?», chiese Ben fermandosi di colpo, «perché non c’è nessuno al mondo come me?».
«Perché ognuno di noi è unico e speciale», disse la mamma ridendo e accovacciandosi a terra. «Vieni qui, siediti vicino a me». Poi fischiò alla loro cagnetta, Splendida, perché si sedesse con loro.
«Ma io non voglio che al mondo ci sia soltanto uno come me», protestò Ben.
«Perché no?», si stupì la mamma, «è una cosa bellissima che tu sia unico e speciale!».
«Perché così sono solo!», si lamentò Ben, «mentre io voglio che ci sia anche qualcun altro come me!»
«Tu non sei solo», gli spiegò la mamma, «ci sono io con te, e anche papà».
«Sì», ammise Ben, «però…». Era confuso e non ricordava più cosa voleva dire. «Vieni qui», mormorò la mamma, «siediti vicino a me».
Ben non si sedette. All’improvviso i suoi occhi si fecero grandi e profondi: «E non c’è nemmeno nessuno al mondo come te?». «No, non c’è», disse la mamma.
«Allora anche tu sei sola?»
«Ma no. Ho te e papà…».
«Ma non c’è nessuno proprio uguale a te?»
«No, non c’è», ammise la mamma.
«Allora sei sola», proclamò Ben sedendosi accanto a lei. «E non ti senti sola, da sola…?».
La mamma sorrise, disegnò col dito dei cerchi per terra e rispose, «sono un pò sola e sono un pò con gli altri, e a me va bene essere un pò così e un pò cosà…».
Il sole cominciava a tramontare, il cielo si fece quasi rosso. «Io mi sento solo», mormorò Ben sottovoce. «Ma tesoro», esclamò la mamma, «ci sono io con te!».
«Ma tu non sei me».
Tacquero. Nell’aria c’era un buon odore di terra e di erba, e un ronzio di mosche e di altri insetti che svolazzavano dappertutto, danzando.
Ben accarezzò la cagnetta distesa accanto a lui. «Anche Splendida?»
«Anche Splendida cosa?», domandò la mamma.
«Anche di Splendida ce n’è solo una in tutto il mondo?».
«Sì», rispose la mamma accarezzando il pelo morbido della cagnolina, «c¿è una sola Splendida in tutto il mondo». Per terra, accanto ai piedi di Ben e della mamma, camminava una lunga fila di formiche. Forse mille. Si somigliavano moltissimo, mille formiche identiche. Ma quando Ben le guardò da vicino vide che una camminava veloce e un’altra piano. Una si sforzava di trascinare una foglia grande e un’altra trasportava soltanto un chicco di grano. E ce n’era una, piccolina, che correva avanti e indietro a lato della fila. Ben pensò che forse quella formichina aveva perso i genitori e li stava cercando.
«Questa formica lo sa che non c’è nessun altra al mondo come lei?», domandò.
«Questo non lo posso sapere», rispose la mamma.
Ben ci pensò un pò su, poi disse: «Non lo puoi sapere perché tu non sei lei?».
«Sì», confermò la mamma, «perché io non sono lei».
La formichina rientrò finalmente nella fila e riprese a camminare con le altre. Ben pensò che forse le due formiche grandi che le camminavano accanto erano i suoi genitori. «Allora di ogni persona ce n’è solo una al mondo?» domandò Ben.
«Sì, ce n’è solo una», disse la mamma.
«E perciò sono tutti soli?».
«Sono un pò soli ma sono anche un pò insieme. Sono sia l’uno sia l’altro».
«Ma com’è possibile?».
«Ecco, prendi te per esempio. Tu sei unico», spiegò la mamma, «e anch¿io sono unica, ma se ti abbraccio non sei più solo e nemmeno io sono più sola».
«Allora abbracciami», disse Ben stringendosi alla mamma.
Lei lo tenne stretto a sé. Sentiva il cuore di Ben che batteva. Anche Ben sentiva il cuore della mamma e l’abbracciò forte forte.
«Adesso non sono solo», pensò mentre l’abbracciava, «adesso non sono solo. Adesso non sono solo».
«Vedi», gli sussurrò mamma, «proprio per questo hanno inventato l’abbraccio».

David Grossman

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